L’arte di Gustavo Goñi, un ponte tra Italia e Argentina

di Elisa Heusch

FOTOGRAFIA – Parlando di arte, e di coloro che attraverso essa riescono a comunicare per catturare in parte il mondo, merita sicuramente plauso e risonanza Gustavo Goñi, fotografo, disegnatore, scultore e autore argentino con origini italiane.

Egli si è laureato all’Accademia di Belle Arti – diventando anche professore di arti plastiche – e ha poi raggiunto la notorietà a livello internazionale a Rosario, la più popolosa città della provincia di Santa Fe, 300 chilometri a nord di Buenos Aires, che nel tempo è diventata un punto di riferimento artistico per professionisti ed emergenti.

Sebbene nativo di Totoras, e con i nonni originari della provincia di Cuneo, l’artista ha mosso i suoi primi passi professionali di un certo successo in quella che è appunto nota come la “Cuna de la Bandera” (che letteralmente significa la “culla della bandiera”) dove, ben 25 anni fa, ha inaugurato il suo studio, dal quale sono passati per farsi immortalare non soltanto modelli e testimonial di importanti campagne pubblicitarie, ma anche uomini d’affari, musicisti, atleti e politici.

Goñi ha dedicato al capoluogo sulle rive del fiume Paranà, che gli ha dato la notorietà, una monografia che ha composto con l’aiuto dell’amico Jose’ Boggione – originario di Agrigento – che si intitola “Rosario, imàgenes de una ciudad para descrubir”, divulgata con l’intento di istituire una guida fotografica che ponesse l’accento sulle bellezze di un centro che ormai è sempre più ‘teatro’ di genti che vanno e vengono, e che sta diventando un’eccellenza del turismo a livello mondiale. Un libro questo che mostra i veri ‘volti’ di Rosario, presentandosi come un ‘dialogo’ con la città e anche della città stessa con i suoi visitatori.

L’artista argentino ha da sempre vissuto la sua carriera professionale nel segno dell’intraprendenza stilistica, facendo confluire in ogni sua opera una propria forte impronta personale, che diviene una sorta di marchio distintivo.

La sua identità di disegnatore si è plasmata attraverso le fluenti sinuosità delle figure femminili che ha rappresentato in giganteschi volti da murales, così come attraverso l’anatomia del corpo umano o i dettagli della natura sottoposta alla lente di ingrandimento e tramutata in arte in cornice.

Ma la sua inventiva e originale creatività hanno trovato sfogo anche e soprattutto in campo fotografico: Goñi ha fatto della fotografia il suo modo di vivere, non solo come semplice sviluppo di una tecnica o come attività professionale, ma come una passione in cui arte, moda, stile, avanguardia e insegnamento si uniscono.

Possiamo ritenere la donna in fotografia come un perenne mistero di femminilità da svelare a chi la sa guardare. Le chiavi d’accesso sono molteplici: dalla luce che la colpisca nei punti sensibili, alle pose misurate per sedurre, dentro a location studiate appositamente per ospitare shooting dai grandi effetti caratteristici.

Per questa ragione dietro ad ogni grande fashion brand, deve celarsi l’occhio vigile di un obiettivo esperto.

Dunque è così che egli ce le mostra: donne nel pieno della rivalutazione del proprio sex appeal, che si ergono sui marciapiedi dei lungomare di località esclusive, su uno sfondo fatto di oceano, palme e grattacieli come a Miami. O ancora, madonne ultraterrene vestite in macramè da sposa, illuminate da bagliori di luce eterea, in posa su squallidi angoli urbani in giro chissà dove per il mondo.

Secondo Goñi l’arte può essere intesa come dialogo: dialogo tra un artista e la sua opera, tra un’opera e coloro che la osservano, o tra gli spettatori e l’artista stesso. Per lui “anche all’interno delle distinte branche dell’arte può esistere un dialogo tra linguaggi, tecniche e rappresentazioni.”

Di certo la sua formazione in belle arti è servita a dargli il giusto impulso affinché potesse unire scultura, pittura, e fotografia. Tra di loro c’è una forte interazione, si compensano reciprocamente.

In un’intervista rilasciata lo scorso anno, che ho avuto modo di leggere online, egli ha rivelato:

“Per quanto mi riguarda, il disegno è da sempre una valida fonte di ispirazione per le fotografie. In determinate produzioni, sono solito progettare gli scatti preventivamente, modellandoli. Studio le location, programmo le inquadrature, e vi proietto la figura umana. Mi piace l’influenza che la luce ha sui volumi, e il fatto di poter dar vita a delle forme tridimensionali.”

Parlando poi dei miti della storia della fotografia ai quali si sia maggiormente ispirato, egli svela:

“Se parliamo delle icone della fotografia, agli inizi della mia carriera mi sono lasciato ispirare da Helmut Newton. A mio modo di vedere, Newton riuscì a combinare la fotografia del corpo umano e la fotografia di moda con questioni di carattere sociologico della vita contemporanea. Nonostante abbia vissuto in un contesto storico totalmente diverso da quello attuale, molti dei concetti sui quali basò il proprio lavoro sono in auge ancora adesso. Poi, oltre a Newton, potrei elencare molti altri fotografi che continuano ad esercitare una certa influenza sul mio lavoro e sulle mie produzioni, come David LaChapelle, Tim Walker, Paolo Roversi, e Annie Leibovitz.”

Il consiglio dell’artista per coloro che volessero addentrarsi nell’appassionante universo della fotografia, è quello di attingere prima dalla tecnica e dalla sperimentazione a seconda di quelli che sono i loro desideri, e poi dalle ricerche condotte individualmente in questo campo. Che possano, allo stesso modo, lasciarsi ispirare da quelle personalità influenti che ebbero il pregio di aprirsi un varco nella storia; ma soprattutto consiglia loro di guardare, osservare, conoscere, visitare mostre, e da lì generare nuovi spunti a partire dal piacere che occasioni come queste possono produrre ai loro occhi e alla loro sensibilità interiore.

I suoi maggiori lavori, così come le immagini di backstage e la sua biografia, sono visionabili sul suo sito: http://www.gustavogoni.com

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